Ci perdonerà il nostro stimato Edoardo Bianchini se rubiamo il suo articolo apparso ieri sulle pagine del blog di QUARRATA /news e lo facciamo nostro.
Ci perdonerà, ma quello che scrive è anche quello su cui il “Comitato Cittadino di Serravalle Pistoiese” prima ed il gruppo di “Serravalle Futura” poi, ha speso buona parte del proprio lavoro ed impegno alla scoperta del marcio e dell’inefficienza nel tessuto politico ed imprenditoriale del nostro piccolo fazzoletto di territorio.
Riportiamo qui di seguito l’articolo integrale, che potete leggere anche sul suo blog, sempre ricco di spunti interessanti e che raramente si trovano pubblicati sui media “tradizionali”.
Cliccate sull’immagine della lettera per capire cosa intendeva per “target” il Dr. Renzo Bardelli quando scriveva ai Preg.mi Sigg.ri del Consiglio di Amministrazione di Pistoiambiente.

Dal ‘target’ dei politici e dei funzionari pubblici nella lettera di Bardelli al mistero delle sue dimissioni improvvise da Presidente
di Edoardo Bianchini
Caro Renzo,
era la fine di agosto quando ci trovammo in piazza Duomo.
Le tue ferie erano terminate e stavi per andare a messa in cattedrale. Il pomeriggio era molto caldo, ma non ti mancava la verve per scherzare con me sulle battute che ci eravamo scambiati, da questo blog, sulla tua presidenza di Pistoiambiente, allorquando iniziasti a far viaggiare la gente a gratis, come si diceva una volta, a mo’ di gentile concessione e captatio benevolentiae nei confronti di un corpo estraneo, sentito sempre come tale e anche come offesa al territorio, dalla gente di Casale: la discarica del Cassero.
Ieri ti rivedo sul Tirreno che ti affianchi alla crociata ecologista per la pulizia di viale Adua, ma prima di tutto mi torna in mente un servizio di Michela Monti comparso su La Nazione di domenica 16 settembre.

In un cerchio vi compariva una tua interessante lettera dell’8 marzo 2002: una lettera che, sul quotidiano pistoiese, si vedeva e si leggeva piuttosto male, ma che io ora ti ripubblico per intero e per esteso – e soprattutto in maniera ben visibile per i lettori – in modo che ciascuno si faccia di nuovo una sua idea di cosa furono, fino dall’inizio, le famose ‘gite culturali’: e non quelle della gente comune (come tu hai sostenuto fino a un mese fa), ma quelle degli amministratori pubblici e dei pubblici funzionari (vedi il Corpo Forestale dello Stato, per esempio). E a questo punto, diciamolo pure, non solo gli uomini del Comune di Serravalle, ma anche quelli della Provincia e di molti altri Comuni del nostro amato territorio. Basta leggere.
Che tristezza, però, quella lettera, caro Renzo! Se devo dirti la verità, non mi è garbata.
Una vera tristezza perché, finché ti ostinavi a dire che si trattava di gente qualsiasi, mista, autoctona e simile, si poteva anche finire con il pensare che la tua idea dello spasso poteva essere una trovata innovativa e democratica. Ma ora, però, come tu stesso dici, guardando il target dei ‘beneficati’, la cosa cambia sostanzialmente di contenuto e di prospettiva. E non mi garba più punto.
In pratica, Renzo, viste oggi, le tue dichiarazioni di luglio (‘me ne vado in ferie, andateci anche voi’ –
vedi) sono affermazioni non troppo belle e sanno – siamo chiari una buona volta – di ‘anguillaggine’, cioè di voglia di scantonare rispetto al nòcciolo della questione.
Quell’usanza che tu lanciasti allora, di favorire la reciproca stima e fiducia fra popolo (?) e discarica – come hai sin qui sostenuto – altro non era, pare, che un gesto ‘altro’: ma non voglio dire io altro in che cosa, ora che, dietro alle gite di Serravalle, come ben sai e ben sappiamo tutti, ci sta un’indagine di polizia giudiziaria, lunga e approfondita, che va avanti da tempo e che continua a camminare anche se (pure questo si sente dire nel nostro ambiente dell’informazione, fatto di sussurri e grida) nessuno sembra muoversi e solo di quando in quando (e in questi giorni è il di quando in quando) qualcuno se ne esce fuori con espressioni come… ‘rumor di manette’.
Caro Renzo, di ‘cittadini qualsiasi’, in quella gita di cui tu parli all’8 di marzo del 2002, non se ne intravede nemmeno uno: i cittadini normali, al Cassero, ci facevano le gite e le merende, tra il puzzo e i miasmi dei percolati e del marciume; o ci venivano a fare le gare in bici per adattarsi all’idea che il Cassero fosse come Dio:c’era, insomma. Gli altri – il target, come scrivi tu, che conta – al Cassero non ci venivano: loro con il Cassero ci facevano le gite nei cosiddetti ‘luoghi ameni’ e belli, da Venezia a (ma solo in séguito, quando tu non c’eri più…) Madrid. Ma altrove, anche.
E a guardarla così, dall’esterno, e nonostante la tanta distanza di tempo che ha cancellato – almeno per te – ogni potenziale o probabile colpa, la tua lettera sembra molto chiara e non lascia interpretazioni circa la ripartizione delle quote di partecipazione sulla base degli ‘interessi delle singole parti’ (quel target assassino, maledizione…!).
La cosa che mi lascia perplesso, caro Renzo, è che hai sempre negato, nelle tue uscite giornalistiche, che sotto le gite vi fossero degli interessi. E dunque, ora, con questo tuo autografo, come la dobbiamo mettere?
Ma un’altra domanda mi tormenta assai e devo portela.
A un tratto, tu, senza preavviso, ti facesti, come si dice, uccel di bosco e piantasti di brutto la presidenza della discarica, tant’è che dovette succederti Roberto Talini, se non sbaglio: non sarà mica che tu desti le dimissioni da Presidente perché una mattina, per caso, ti accorgesti che, in tutto quell’andirivieni di camion, c’era qualcosa che non andava e che là, dentro al Cassero, arrivava anche roba non punto bella?
Spero che tu voglia rispondermi, anche se non voglio assolutamente metterti fretta.
Puoi fare con calma, Renzo, tanto lo sai che non me la prendo, che non mi scappa il treno e che, soprattutto, so aspettare anche a lungo. Quasi all’infinito.
Infine, ancora, scusami. Ma secondo te la Procura si deciderà a muoversi su questa storia così ‘culturale’ in cui erano coinvolti – come ci fai vedere con la tua lettera – politici e funzionari pubblici di tutta la provincia?
Un cordialissimo saluto autunnale.
Edoardo Bianchini